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ESECUZIONI CAPITALI 


ISRAELE
Gesù di Nazaret (Betlemme o Nazaret, 7-2 a.C. – Gerusalemme, 26-36) è stato un predicatore ebreo, attivo negli ultimi anni della sua vita nella provincia romana della Giudea. È la figura centrale del Cristianesimo, che lo riconosce come il Cristo (Messia) atteso dalla tradizione ebraica e Dio fatto uomo.
Gesù fu crocifisso all'ora terza (nove di mattina); morì all'ora nona (tre del pomeriggio). Secondo i vangeli, la sua morte fu accompagnata da eventi straordinari: venne l'oscurità su tutta la terra, vi fu un terremoto e la risurrezione di «molti santi». In seguito, Giuseppe di Arimatea chiese a Pilato il corpo di Gesù e, dopo averlo avvolto in un lenzuolo (sindone), lo depose nel suo sepolcro personale, che si trovava presso il Golgota.

È impossibile stabilire con certezza la data della morte di Gesù. I quattro vangeli sono concordi nel collocarla di venerdì, ma, mentre per i tre sinottici questo giorno coincideva con la Pasqua ebraica (15 nisan), per Giovanni si trattava della vigilia di Pasqua (14 nisan). La cronologia sinottica porta a ipotizzare come data venerdì 27 aprile del 31 d.C. (opzione che non gode di largo consenso, ponendo processo ed esecuzione nel giorno festivo di Pasqua), mentre quella giovannea venerdì 7 aprile del 30 d.C. o venerdì 3 aprile del 33 d.C.[68] La datazione giovannea del 7 aprile 30 è compatibile con la probabile datazione dell'inizio del ministero pubblico nel 28 e con l'accenno giovanneo delle tre Pasque.

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San Disma (Golgota (Gerusalemme), 30 o 33) anche conosciuto come Buon Ladrone, sarebbe il nome, ricordato nel Vangelo di Nicodemo (apocrifo del II secolo) del malfattore crocifisso alla destra di Gesù.

« Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: "Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!". Ma l'altro lo rimproverava: "Neanche tu hai timore di Dio, benché condannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male". E aggiunse: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno". Gli rispose: "In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso".
(Luca, 23, 39-43) »



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Stefano (... – Gerusalemme, 36) è stato il primo dei sette diaconi scelti dagli apostoli perché li aiutassero nel ministero della fede. Era ebreo di nascita. Venerato come santo dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa, è il protomartire cristiano, cioè il primo ad aver dato la vita per testimoniare la propria fede in Cristo e per la diffusione del Vangelo. Il racconto del suo martirio ci viene dagli Atti degli Apostoli dove appare evidente sia la sua chiamata al servizio dei discepoli che il suo martirio, avvenuto per lapidazione, alla presenza di Paolo di Tarso (Saulo) prima della conversione.
È possibile fissare con una certa sicurezza la data della sua morte per la modalità con cui avvenne: il fatto che non sia stato ucciso mediante crocifissione (ovvero con il metodo usato dagli occupanti romani), bensì tramite lapidazione, significa che la morte di Stefano è avvenuta durante il periodo di vuoto amministrativo seguito alla deposizione di Ponzio Pilato (36), il quale si era irrimediabilmente inimicato la popolazione per l'eccesso di violenza usata per sedare la cosiddetta rivolta del monte Garizim. In quel periodo a comandare in Palestina era quindi il Sinedrio, che eseguiva le condanne a morte tramite lapidazione, secondo la tradizione locale. In particolare, nella Bibbia è scritto che Stefano si inimicò alcuni liberti, così detti probabilmente perché discendenti di quegli Ebrei che Pompeo aveva schiavizzato (69 a.C.) e che poi avevano ottenuto la libertà.
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Giacomo il Giusto (... – Gerusalemme, 62) è stato il capo della chiesa di Gerusalemme dopo la morte di Gesù.
Giuseppe Flavio ne colloca la morte nel 62 per lapidazione su comando del sommo sacerdote Anano
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San Filippo apostolo (Betsaida, ... – Hierapolis, 80) è indicato al quinto posto nell'elenco degli Apostoli di Gesù
La sua morte è avvenuta, secondo la tradizione[senza fonte], a Hierapolis, ma esistono più versioni sulle modalità della morte: secondo alcuni[senza fonte] crocifisso, secondo altri[senza fonte] invece in tarda età e per cause naturali.
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REGNO UNITO
Dafydd ap Gruffydd (c. 1235 - 3 ottobre del 1283) fu principe del Galles dal dicembre del 1282 fino alla sua cattura e alla sua esecuzione nel 1283. Dopo la morte del fratello Llywelyn ap Gruffydd, fu l'ultimo signore gallese libero, eccetto che per il periodo della ribellione.
In giugno fu condannato a morte e secondo le fonti fu la prima vittima ad essere punita per un nuovo tipo di crimine: alto tradimento. Fu giustiziato tramite sventramento, il 3 ottobre del 1283.
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Margherita Ward (1550 - 1588), martire cattolica inglese, uccisa il 30 agosto 1588 durante le persecuzioni messe in atto dai sovrani inglesi dell'epoca.
Accusata di tradimento, Margherita Ward fu impiccata il 30 agosto 1588 a Tyburn. Assieme a lei, furono condannati a morte anche il sacerdote Riccardo Leigh, i laici inglesi Edoardo Shelley e Riccardo Martin, oltre all'irlandese Giovanni Roche e al gallese Riccardo Lloyd, anch'essi sacerdoti.
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Sir William Wallace (Elderslie, 1270 – 23 agosto 1305) è stato un condottiero scozzese che guidò i suoi connazionali alla ribellione contro l'occupazione della Scozia da parte degli Inglesi; nel quadro delle Guerre di indipendenza scozzese, Wallace combatté anche contro re Edoardo I d'Inghilterra.
Dopo un processo sommario, le autorità inglesi lo giustiziarono atrocemente, il 23 agosto 1305, a Smithfield (Londra), nella maniera tradizionale riservata ai traditori: egli venne impiccato e quindi squartato. La sua testa venne infilzata su un palo appuntito e posta sul London Bridge. Il governo inglese espose le sue membra in maniera raccapricciante a Newcastle, Berwick, Edimburgo e Perth.

La lapide si trova su un muro del St Bartholomew's Hospital, vicino al luogo dell'esecuzione di Wallace, a Smithfield. I patrioti scozzesi e altre persone interessate spesso visitano questo luogo e vi depongono dei fiori.
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Thomas More, italianizzato in Tommaso Moro (Londra, 7 febbraio 1478 – Londra, 6 luglio 1535), è stato un umanista, scrittore e politico inglese.
L'approvazione nel 1534 l' "Atto di successione" da parte del Parlamento di Westminister (che includeva un giuramento che riconosceva la legittimità di ogni figlio nato da Enrico ed Anna Bolena e ripudiava ogni autorità straniera, principe, o potentato) si rivelò uno strumento nella mani della corona contro gli oppositori del re. L'Atto prevedeva infatti che questo giuramento non venisse richiesto a tutti i sudditi, ma solo a coloro che vennero specificamente convocati a prestarlo: ovvero, coloro che rivestivano un incarico pubblico e coloro i quali erano sospettati di non appoggiare Enrico. Moro venne chiamato a prestare tale giuramento nell'aprile del 1535 e, a causa del suo rifiuto, fu imprigionato nella Torre di Londra, dove continuò a scrivere. La sua scelta fu quella di mantenere il silenzio, comunemente interpretato come allo stesso tempo assenso e rifiuto di abiura. Quando però questa mossa fallì venne processato, condannato, incarcerato e quindi giustiziato a Tower Hill il 6 luglio. La sua testa venne mostrata sul London Bridge per un mese, quindi recuperata (dietro pagamento di una tangente) da sua figlia, Margaret Roper.
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Anna Bolena 1507 – Torre di Londra, 19 maggio 1536, fu la seconda moglie e regina consorte di Enrico VIII, oltre che la madre della regina Elisabetta I d'Inghilterra. Il suo matrimonio con Enrico VIII fu causa di considerevoli sconvolgimenti politici e religiosi.
Anna trovò la pace spirituale durante i suoi ultimi due giorni di vita, e disse al carceriere che confidava nella pietà di Dio e credeva che sarebbe andata in paradiso. Giurò due volte sui sacramenti che era innocente di tutte le accuse portate a suo carico. Il 19 maggio 1536 Anna venne decapitata con un solo colpo di spada alla Torre di Londra. Prima della morte scherzò dicendo che: "Ho sentito dire che il boia è molto bravo, e il mio collo è sottile". Il boia, un esperto spadaccino francese richiesto espressamente dalla regina,e fatto arrivare a Londra d'oltre manica, era ritenuto un giustiziere rapido ed eccellente. Anna scelse un vestito scuro per la sua esecuzione, con una sottoveste cremisi. Sul patibolo perdonò quelli che l'avevano mandata a morte, e pregò per suo marito. Venne bendata, e mentre si stava inginocchiando la sua testa cadde con un solo colpo.
Il suo corpo e la testa recisa furono sepolti in una tomba senza nome nella cappella di St Peter ad Vincula. Sotto il regno della regina Vittoria il suo corpo fu identificato e sepolto nella cappella sotto il pavimento marmoreo. Si dice che il fantasma di Anna Bolena girovaghi con la testa sotto il braccio per la torre di Londra, dove, successivamente, per breve tempo venne rinchiusa anche sua figlia Elisabetta I d'Inghilterra.
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Catherine Howard (fra il 1520 e il 1525 – Londra, 13 febbraio 1542) fu regina consorte d'Inghilterra come quinta moglie di Enrico VIII. Accusata di aver condotto una vita "abominevole, meschina e viziosa" prima e durante il matrimonio, fu deportata dal palazzo di Hampton Court dove si trovava reclusa alla Torre di Londra e ivi decapitata il 13 febbraio 1542.

Il giorno dell'esecuzione Catherine era così debole e terrorizzata da non riuscire quasi ad aprir bocca, riuscendo solo ad affermare di meritare mille volte la morte per aver offeso così gravemente il re: moriva, così, allo stesso modo della cugina Anna Bolena, la quinta moglie del monarca inglese, era stata regina per poco più di diciotto mesi e non aveva neppure 21 anni.
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Lady Jane Grey (Bradgate, 1537 – Londra, 12 febbraio 1554) a 17 anni, fu regina d'Inghilterra per soli nove giorni. Nel 1553 morì Edoardo VI, dopo aver designato come sua erede la cugina Jane. Quando i genitori, il suocero e il marito comunicarono a Jane la notizia, la giovane si rifiutò di diventare regina, affermandò che la legittima erede di Edoardo era Maria; ma John Dudley, facendo leva sui sentimenti religiosi di Jane, la convinse ad accettare il trono per mantenere la fede anglicana in Inghilterra che, con Maria, sarebbe stata rimpiazzata dalla fede cattolica. Allora Jane accettò la corona, ma fu regina per soli nove giorni. Infatti, Maria, che godeva del consenso popolare, fu dichiarata legittima sovrana d'Inghilterra, depose Jane e la tenne prigioniera, assieme al marito, nella Torre di Londra, mentre John Dudley venne decapitato.Dopo otto mesi di prigionia, Maria fece condannare a morte Jane e Guilford, per evitare una sommossa protestante. L'esecuzione avvenne nel febbraio 1554. Prima, fu decapitato Guilford, poi Jane. Quando Jane salì sul patibolo chiese perdono per aver offeso Maria, pur proclamandosi innocente; quando le misero la benda su gli occhi, Jane non riuscì a trovare il ceppo sul quale appoggiare la testa, suscitando la compassione dei presenti, tanto che John Feckenham, decano di St. Paul, con il quale Jane aveva avuto una bellissima conversazione sulla fede riformata, durante la sua prigionia, la aiutò ad appoggiare la testa sul ceppo. Così, Lady Jane Grey fu decapitata. Maria I si sposò con Filippo II di Spagna ma morì senza figli dopo pochi anni di regno.
L'atto di Maria nei confronti della sfortunata Lady Jane fu considerato per secoli crudele e dettato da un'insolita sete di vendetta. Ma bisogna tener presente che Maria tentò, in qualche modo di salvare Jane, mandandole il decano di S. Paul, John Feckenham, per convertirla alla fede cattolica. Tra Jane e il decano ci fu una bellissima discussione, ma alla fine, Jane rimase protestante.
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Mary Stuart, italianizzata in Maria Stuarda (Linlithgow, 8 dicembre 1542 – Fotheringhay, 8 febbraio 1587), fu regina di Scozia dal 14 dicembre 1542 al 24 luglio 1567, regina consorte di Francia dal 10 luglio 1559 al 5 dicembre 1560 e regina d'Inghilterra come Maria II, per i legittimisti inglesi dell'epoca che non riconoscevano Elisabetta I come legittima erede di Enrico VIII.
L'8 febbraio 1587, il giorno fissato per l'esecuzione, presso il castello di Fotheringhay, Maria, come riferiscono gli storici, entrò nel salone con aria tranquilla indossando un abito scuro e un lungo velo bianco, simile a quello di una sposa. Quando il boia le presentò le sue scuse, ella gli disse: «Vi perdono con tutto il mio cuore, perché ora io spero che porrete fine a tutte le mie angustie». Sul patibolo le sue dame, Elizabeth Curle e Jane Kennedy, l'aiutarono a spogliarsi rivelando un sottabito rosso cremisi. Una volta bendata e distesasi sul ceppo pronunciò le parole: «In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum».

La decapitazione fu molto dolorosa: la testa della regina si staccò dal corpo solo con un secondo colpo di scure. Dopo la morte, la sovrana subì l'umiliazione della ostensio davanti alla folla; inoltre, quando gli esecutori si avvicinarono al corpo senza vita per prendere gli ultimi ornamenti rimasti, prima che venisse imbalsamato, la gonna di Maria iniziò a muoversi e dal di sotto uscì il piccolo cane della regina, che ella era riuscita a nascondere sotto le lunghe vesti.

La regina di Scozia moriva all'età di 44 anni. Elisabetta, morta nubile, non ebbe figli e Giacomo Stuart divenne re d'Inghilterra; si avverava così il motto di Maria: En ma Fin gît mon Commencement, «Nella mia fine è il mio principio».
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San Cutberto Mayne, o Cuthbert o Cuthberto (Yorkston, 1544 – Launceston, 29 novembre 1577), è stato un presbitero inglese, proclamato santo dalla Chiesa Cattolica.
Esercitò clandestinamente il suo ministero nel feudo di Golden del nobile Francis Tregian (Cornovaglia) fingendo di essere il fattore di Tregian. Scoperto, l'8 giugno 1577 venne imprigionato nel corso di un raid a cui parteciparono centinaia di persone guidate da Richard Grenville. Accusato di alto tradimento, Cutberto Mayne fu condannato all'impiccagione e ad essere squartato.
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Guido Fawkes (Stonegate, 13 aprile 1570 – Palazzo di Westminster, 31 gennaio 1606) è stato un terrorista inglese. Comunemente noto come Guy Fawkes (talvolta scritto anche come Faukes o Faux), e utilizzante anche lo pseudonimo John Johnson, era membro di un gruppo di cospiratori cattolici inglesi che tentarono di assassinare con un'esplosione il re Giacomo I d'Inghilterra e tutti i membri del Parlamento inglese mentre erano riuniti nella Camera dei Lord per l'apertura delle sessioni parlamentari dell'anno 1605.Un processo simbolico, in cui le sentenze erano già state predeterminate, si tenne il 27 gennaio 1606. Il 31 gennaio, Fawkes, Wintour, e altre persone implicate nella cospirazione furono portate al Old Palace Yard a Westminster, dove furono impiccati, decapitati e squartati. Tra i condannati anche il prete gesuita Henry Garnet.
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Walter Raleigh (East Budleigh, circa 1552 – Londra, 29 ottobre 1618) è stato un navigatore, esploratore e scrittore inglese.
Organizzò cinque spedizioni a proprie spese finché non fu talmente pieno di debiti da essere arrestato, imprigionato e infine decapitato.
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Carlo I Stuart (Dunfermline, 19 novembre 1600 – Londra, 30 gennaio 1649) fu re d'Inghilterra, Scozia, Irlanda e Francia dal 27 marzo 1625 alla morte.Il 30 gennaio 1649 Carlo I venne condotto fuori da Whitehall e portato su una piattaforma costruita per l'occasione e decapitato. Si dice che Carlo indossò, prima di essere giustiziato, due camicie di cotone, per evitare che il popolo lo vedesse tremare per il freddo. Dopo aver detto una preghiera piegò la testa: il boia gliela recise con un solo colpo ben piazzato. Le sue ultime parole furono: «Passo da un mondo corruttibile ad uno incorruttibile, dove c'è pace, tutta la pace possibile».

Philip Henry, che era presente ed annotò i vari momenti dell'esecuzione, afferma che numerose persone si avviarono verso il cesto dov'era la testa del re per intingere con dei fazzoletti bianchi il sangue di Carlo, dando così inizio al culto del re martire. Tuttavia nessun altro cronista dell'epoca ha tramandato questo aneddoto, nemmeno Samuel Pepys.

È ancor oggi aperto il dibattito su chi sia stato il boia che eseguì la decollazione di Carlo. Le fonti dell'epoca infatti negano che si sia trattato di Richard Brandon, il boia ufficiale della città di Londra. Numerose sono le attribuzioni anche se il vero responsabile non fu mai individuato. Carlo II, quando diventò re, nel 1660 condannò undici uomini per l'omicidio del padre ma non riuscì nemmeno allora a scoprire l'identità del boia. Studi compiuti nel 1813 hanno concluso che l'esecutore doveva essere esperto nel suo lavoro.

Oliver Cromwell, uno dei maggiori antagonisti del re, permise che la testa del sovrano fosse ricucita al corpo e che fossero eseguiti, in forma privata, i funerali. Il 7 febbraio 1649 un ristretto gruppo di fedeli seppellì il corpo di Carlo nella cappella del Palazzo di Windsor. Carlo II pensò successivamente alla costruzione di un grande mausoleo per onorare il padre, ma non riuscì mai a realizzarlo.
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William Kidd (Greenock, 22 gennaio 1645 – Londra, 23 maggio 1701) è stato un pirata scozzese.

Fu uno dei più famosi pirati di sempre. Inizialmente fu incaricato di combattere contro i pirati, ma poi si diede egli stesso alla pirateria, fu catturato e giustiziato.
Quando arrivò a New York venne condannato a morte. Fu condotto a Londra, dove lo attendeva una folla di persone e l'impiccagione.
Dopo l'esecuzione il suo corpo venne immerso nel catrame e appeso con catene a una sponda del fiume Tamigi come avvertimento per i potenziali, futuri pirati
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Christopher Moody (1650 – Cape Coast, 1718 circa) è stato un pirata inglese.
Venne impiccato nel castello di Cape Coast, nell'attuale stato del Ghana, intorno al 1718.
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Charles Vane (1680 – Port Royal, 29 marzo 1720) è stato un pirata inglese.
Dopo una lunga battaglia tra Charles e Rhett, la nave di Charles naufragò con tutto l'equipaggio su un isolotto delle Honduras. Vennero poi tratti in salvo da una nave di passaggio ma Charles venne riconosciuto e portato a Port Royal, in Giamaica. Charles venne poi impiccato insieme al suo equipaggio il 23 Marzo 1720.
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FRANCIA
Giovanna d'Arco, in francese Jeanne d'Arc, o Jehanne Darc nella versione più arcaica (Domrémy-la-Pucelle, 6 gennaio 1412 – Rouen, 30 maggio 1431), è l'eroina nazionale francese, proclamata santa nel 1920 da Papa Benedetto XV e patrona della Francia.
Giovanna d'Arco fu giustiziata sul rogo il 30 maggio 1431, l'esecuzione procedette con modalità ben descritte nelle cronache dell'epoca e consistette in una sorta di "tripla cremazione". La condannata non fu infatti uccisa direttamente dalle fiamme, quanto piuttosto dall'inalazione dei fumi arroventati prodotti dalla combustione del legname e della paglia, si trattava di una morte atroce ma molto rapida, che avviene per soffocamento dovuto ad edema della laringe e che oggi si riscontra frequentemente nei decessi causati da incendi; si sa con certezza che, pochi minuti dopo che le fiamme avevano completamente avvolto la pira, i boia le fecero abbassare, consentendo ad alcuni spettatori di avvicinarsi, per mostrare loro che il cadavere del condannato era di sesso femminile e che si trattava proprio di quello di Giovanna d'Arco (il corpo era dunque pressoché intatto e riconoscibile), successivamente il fuoco fu rialimentato, in modo che il cadavere potesse essere completamente distrutto dal calore. A questa seconda cremazione, ne seguì una terza, perché i carnefici si erano resi conto che il corpo, seppure carbonizzato, non bruciava completamente. Fecero quindi abbassare nuovamente le fiamme e (probabilmente con l'ausilio di bastoni o mazze) frantumarono ciò che restava di ancora integro o solo parzialmente combusto (la testa, alcuni organi interni come il cuore, ecc.). Le fiamme furono quindi alimentate ancora una volta, ed alla fine di questa terza cremazione, diverse ore dopo l'accensione del rogo, della "Pulzella di Orléans" rimanevano solo le ceneri e qualche frammento osseo. I resti del rogo furono quindi caricati su un carro e (probabilmente sotto stretto controllo di una guarnigione armata) gettati nella Senna. La dispersione delle ceneri era una sorta di pena accessoria e postuma, non priva di connotati superstiziosi (per la mentalità religiosa dell'epoca la distruzione del cadavere rendeva più difficile l'eventuale resurrezione al momento del Giudizio universale), ma aveva anche uno scopo immediato e pratico: impedire che venissero prelevate reliquie di Giovanna d'Arco, perché a meno di due anni dalle grandi imprese militari della "Pulzella", la sua fama era ancora enorme e il coraggio con cui aveva affrontato il processo e la condanna potevano rafforzarla ulteriormente; la presenza di eventuali reliquie poteva quindi costituire la base di un culto pericoloso, perché rivolto a una nemica implacabile di inglesi e borgognoni.

Nonostante la meticolosità dei carnefici, e le rigide disposizioni delle autorità borgognone e inglesi avessero reso molto improbabile questa eventualità, nel 1867 furono rinvenute alcune presunte reliquie di Giovanna d'Arco. Fra queste vi era anche un femore di gatto la cui presenza, a detta di chi ne sosteneva l'autenticità, era spiegabile con il fatto che uno di questi animali sarebbe stato gettato nel rogo in cui ardeva Giovanna d'Arco. Le recenti analisi condotte da Philippe Charlier hanno però dimostrato che le reliquie attribuite alla santa sono in realtà databili tra il sesto ed il terzo secolo a.C. e sono frammenti di una mummia egiziana (i presunti segni di combustione sono in realtà, secondo Charlier, il prodotto di un processo di imbalsamazione)
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Jean Vallière (Acqueville, Francia, ca 1480 – Parigi, 8 agosto 1523), frate agostiniano bruciato sul rogo per eresia, è la prima vittima francese della Riforma protestante.
Agostiniano del convento di Livry, presso Pressy, fu condannato, dice l'abate Pierre Driart, «per le blasfeme ed enormi parole dette su Nostro Signore Gesù e sulla sua degna madre la Vergine Maria». Aveva infatti sostenuto che il padre di Gesù era stato Giuseppe e la Madonna lo aveva concepito come ogni altro essere umano.

Jean Vallière fu uno dei primi aderenti al luteranesimo: del resto, nel convento di Livry, da quando ne fu abate Jean Mauburnus, era penetrato lo spirito della Riforma, pur nelle moderate espressioni di Erasmo, con il quale l’abate fu in corrispondenza.

La sentenza del Parlamento di Parigi si è conservata ed è il più antico testo noto fino ad oggi di una condanna pronunciata contro un aderente alla Riforma francese.
Quello stesso giorno furono bruciati, davanti alla chiesa di Notre Dame un buon numero di libri di Lutero sequestrati durante l’inchiesta contro il Vallière.
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Étienne Dolet (Orléans, 3 agosto 1509 – Parigi, 3 agosto 1546) è stato un umanista francese.

Poeta ed editore, fu accusato di ateismo e impiccato e bruciato sul rogo.il 2 ottobre, riconosciuto colpevole di eresia, venne condannato al rogo. Étienne Dolet si appellò allora al Parlamento di Parigi e al re: tradotto nelle carceri della capitale, ottenne alla fine del 1543, anche grazie all'intervento del vescovo di Tulle Pierre Duchatel, la grazia, a condizione di abiurare pubblicamente.

Tornato a Lione, dopo pochi mesi fu nuovamente denunciato e incarcerato ma riuscì a evadere e a fuggire in Piemonte, da dove scrisse a Francesco I e a Margherita di Navarra delle lettere in cui affermava la propria innocenza. Pensando ingenuamente di poter stampare a Lione le sue difese, rientrò in Francia nel 1544, fu arrestato e tradotto a Parigi: dopo due anni, condannato a morte per blesfemia, sedizione e stampa di libri proibiti, il 3 agosto 1546, giorno in cui compiva 37 anni, fu torturato, impiccato e bruciato sul rogo sulla piazza Maubert, dove nel 1889 gli fu eretto un monumento. [1]

Una tradizione racconta che Étienne Dolet, avviandosi tra la folla al supplizio, abbia pronunciato una frase latina rimasta famosa: «Non dolet ipse Dolet sed pia turba dolet», non è afflitto Dolet, è afflitta la folla pia.
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Anne du Bourg (Riom, 1521 – Parigi, 23 dicembre 1559) è stato un magistrato francese.
Divenne consigliere nel Parlamento di Parigi nel 1557. Nel 1559, nel corso di una seduta plenaria del Parlamento – il cosiddetto mercuriale – attaccò la politica reale di repressione di «coloro che vengono chiamati eretici». Egli non fece mistero delle sue opinioni calviniste e parlò al re Enrico II con grande ardimento, cosicché il re lo fece arrestare.

Dopo un processo nel corso del quale Anne du Bourg utilizzò tutte le risorse della giurisprudenza, e durante il quale fu invano chiesta la sua grazia, fu condannato, come eretico, all’impiccagione e al rogo del cadavere. Dal palco del supplizio, il 23 dicembre, esclamò: «Cari amici, non sono qui come un ladro o un assassino, ma per il Vangelo»
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Robert-François Damiens (La Thieuloye, presso Arras, 1715 – Parigi, 1757) è stato un criminale francese.
Il 5 gennaio 1757, mentre Luigi XV risaliva sulla propria carrozza, Damiens, che si trovava nei pressi, gli si gettò addosso, ferendolo in modo non grave con la lama del coltello (lunga appena otto centimetri) che egli impugnava. Rimasto sul luogo del misfatto, non fece alcun tentativo di ferire ulteriormente il Re e si lasciò arrestare senza opporre particolare resistenza.

Fu duramente interrogato e torturato allo scopo di fargli confessare l'identità di suoi eventuali complici o mandanti, ma tali tentativi di scoprire un possibile complotto si conclusero con un nulla di fatto.

Giudicato per tentato regicidio, fu condannato a morte dal Parlamento di Parigi, con sentenza da eseguirsi secondo l'atroce e complesso rituale dello squartamento previsto per gli autori di misfatti reputati particolarmente efferati e che richiedessero una forma di condanna particolarmente esemplare. Il 28 marzo 1757, alle 15:00, fu condotto tra una folla immensa sulla piazza di Parigi dove ebbe luogo l'esecuzione.


Damiens, costretto ad impugnare l'arma del delitto, subì in primo luogo il supplizio di vedersi bruciare con lo zolfo rovente la mano che aveva colpito il sovrano. Non fu che l'inizio di uno spettacolo orribile condotto dal boia coadiuvato da ben sedici assistenti e che ebbe tra i suoi testimoni anche Giacomo Casanova, parte di una platea nella quale molti ricorderanno di esser stati costretti a distogliere lo sguardo, incapaci di sostenere sino in fondo l'atrocità del prolungato supplizio.

A Damiens, fissato su una tavola di legno con dei cerchi di ferro, venne quindi aperto il ventre e sulla piaga viene versata una miscela rovente di piombo fuso, olio, cera e resina di pino. L'operazione viene ripetuta sugli arti. A Damiens, che restò cosciente, vennero quindi offerti i conforti religiosi prima che si tentasse di squartarlo.


Le gambe e le braccia del condannato vennero fermamente fissate a quattro cavalli che vennero spronati in direzioni opposte. Ma gli arti del condannato non cedettero e, mentre il supplizio si prolungava ormai per ore, si giunse alla decisione di aiutare l'opera dei quadrupedi incidendo con dei coltelli le giunture del morituro, che solo in tal modo cedettero. Ridotto ad un tronco sanguinante, ustionato e sventrato, Damiens era ancora in vita quando i suoi resti, raccolti assieme, vennero gettati su un rogo.

Disperse le ceneri al vento, si concluse così un'esecuzione la cui crudeltà - persino grottesca - fu tale che l'introduzione della ghigliottina, qualche anno dopo, fosse senz'altro vista come un vero progresso umanitario.

Il giorno successivo la casa di Damiens fu rasa al suolo e fu emesso un decreto che ne vietava la ricostruzione.
Il padre, la moglie e la figlia furono banditi dal regno, con minaccia di esecuzione immediata in caso di ritorno, mentre al resto della famiglia (inclusi fratelli e sorelle) fu imposto il cambio del nome.

L'esecuzione di Damiens è stata descritta e discussa in diverse opere di importanti autori da Michel Foucault a Peter Weiss.
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Luigi XVI di Borbone, detto il Desiderato (Versailles, 23 agosto 1754 – Parigi, 21 gennaio 1793), fu re di Francia dal 1774 al 1791; dal 1º ottobre 1791 regnò con il titolo di "re dei Francesi" fino al 10 agosto 1792, giorno della sua deposizione.
La mattina del 21 gennaio, ricevuta la comunione, Luigi Capeto affidò a Cléry il compito di porgere l'estremo saluto ai suoi familiari e infine lasciò il Temple in carrozza. Arrivò in Place de la Révolution alle 10.15: il condannato era vestito di bianco e aveva in mano il libro dei Salmi.Sceso dalla carrozza si tolse la giacca da solo, si aprì anche la camicia di lino e si tolse il fazzoletto dal collo. Alcuni soldati cercarono di legargli le mani, ma l'ex-sovrano si rifiutò con indignazione: «Fate quello che vi è stato ordinato di fare, ma non mi legherete mai»
Edgeworth aiutò poi Luigi Capeto a salire i ripidi scalini del patibolo e raggiunto il palco, il boia Sanson gli tagliò il codino riuscendo anche a legargli le mani. Ma il condannato riuscì a scostarsi dal boia e, facendo tacere i tamburi, cercò di iniziare un'arringa. Venne però bloccato dai soldati che lo condussero verso la ghigliottina, ma a voce alta e chiara dichiarò: «Muoio innocente dei delitti di cui mi si accusa. Perdono coloro che mi uccidono. Che il mio sangue non ricada mai sulla Francia!» I testimoni oculari riferirono in seguito che i carnefici, avendo troppa fretta, fecero cadere la mannaia della ghigliottina prima che il collo fosse nella posizione appropriata, «cosicché egli venne maciullato».
Dopodiché un giovane membro della Guardia Nazionale afferrò la testa sanguinante e la mostrò al popolo aggirandosi intorno al patibolo.La folla esplose gridando «Viva la Repubblica!» Si iniziò a cantare la Marsigliese e alcuni spettatori si misero a danzare in cerchio attorno al patibolo. Altri accorsero a raccogliere qualche goccia di sangue che colava dal patibolo, altri lo assaggiarono.Un aiutante del boia mise all'asta le vesti e i capelli del morto.
I gendarmi, nel frattempo, avevano posto il cadavere e la testa in un cesto di vimini che caricarono su un carro. Il carro arrivò nel cimitero delle Madeleine che accolse i resti di "Luigi l'Accorciato".
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Charlotte Corday d'Armont (Saint-Saturnin-des-Ligneries, 27 luglio 1768 – Parigi, 17 luglio 1793) è stata una rivoluzionaria francese. Alla figura di Charlotte Corday d'Armont si sono ispirate numerose opere, soprattutto teatrali.
Gli eccessi rivoluzionari e la proscrizione dei deputati girondini (31 maggio e 2 giugno 1793) la convinsero di dover uccidere Jean-Paul Marat, che, secondo lei, era il principale sobillatore della guerra civile. Ella prese il coltello nascosto nel petto e lo affondò fino al manico, con una forza insospettata, nel cuore di Marat. Poi lo ritirò grondante di sangue dal corpo della vittima e lo lasciò cadere ai suoi piedi. « A me, mia cara amica!»gridò Marat, e spirò. »
Il tribunale condannò Charlotte Corday alla pena di morte ed ordinò che fosse condotta al luogo dell'esecuzione vestita della camicia rossa riservata ai parricidi. Al boia che aveva tentato fino all'ultimo di nasconderle la ghigliottina, ella disse :"Avrò pure il diritto di vederla: non ne ho mai vista una!" Subito dopo la decapitazione uno degli assistenti del boia, di nome Legros, sollevò la testa dal cesto schiaffeggiandola sulle guance. Molti testimoni riferirono che un' "inequivocabile espressione di sdegno" apparve allora sul volto schiaffeggiato. Questo atto fu considerato inaccettabile nel cerimoniale delle esecuzioni capitali, tanto che l'autore dell'oltraggio fu condannato a 3 mesi di prigione.
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Maria Antonia Giuseppina Giovanna d'Asburgo-Lorena, nota semplicemente come Maria Antonietta (Vienna, 2 novembre 1755 – Parigi, 16 ottobre 1793), fu regina di Francia dal 1774 al 1792 come sposa di Luigi XVI.
La mattina del 16 ottobre Maria Antonietta, alla quale era stato vietato di vestirsi di nero, indossò un abito bianco: nessuno ricordava che un tempo il bianco era il colore del lutto per le regine di Francia. Successivamente Henri Sanson, il boia, dopo averle tagliato i capelli fino alla nuca, le legò le mani dietro la schiena.L'ex-regina fu portata fuori dalla prigione e fatta salire sulla carretta dei condannati a morte. Seduta impettita, le mani legate dietro la schiena, i capelli tagliati rozzamente e uno sguardo immobile e iniettato di sangue: così Jacques-Louis David, a quei tempi giacobino e in seguito pittore di corte di Napoleone, ritrasse la regina in uno schizzo.

Arrivata in Place de la Revolution salì i gradini del patibolo con tranquillità; involontariamente pestò un piede del boia, al quale disse: «Pardon, Monsieur. Non l'ho fatto apposta». Alle 12.15 la lama cadeva sul suo collo. Il boia prese la testa sanguinante e la mostrò al popolo parigino che gridò «Viva la Repubblica!».
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La viscontessa Marie-Jeanne Roland de la Platière, nata Manon Philipon (Parigi, 17 marzo 1754 – Parigi, 8 novembre 1793), fu moglie e consigliera del ministro Jean-Marie, animatrice culturale dei salotti girondini.

Dopo la caduta dei girondini, venne arrestata con questi e condannata a morte: condotta alla ghigliottina, passando dinanzi alla statua della Libertà avrebbe pronunciato la celebre frase:
« O Libertà, quanti delitti si commettono in tuo nome! »
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Georges Jacques Danton (Arcis-sur-Aube, 26 ottobre 1759 – Parigi, 5 aprile 1794) è stato un politico francese.

Fu un grande protagonista della rivoluzione francese.
Nel marzo 1794 i giacobini diedero inizio ad arresti e a esecuzioni dei loro oppositori più estremisti, tra cui Hébert e i suoi seguaci. Subito dopo colpirono gli oppositori più moderati: Saint-Just attaccò duramente Danton davanti al Comitato di Salute Pubblica e al Comitato di Sicurezza Generale, chiamandolo "disertore di pericoli". Arrestato insieme a Desmoulins e altri amici, fu processato dal tribunale della rivoluzione. Si autodifese con grande eloquenza; mise a tacere i giudici insultandoli ("Le seul ennemi du peuple, c'est le gouvernement!") ma inutilmente: ormai Danton era stato condannato
Fu ghigliottinato il 5 aprile 1794. Le sue ultime parole, rivolte al boia, furono: « Mostra la mia testa al popolo: ne vale la pena! »
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Elisabetta Filippina Maria Elena di Francia, comunemente chiamata Madame Elisabetta (Versailles, 3 maggio 1764 – Parigi, 10 maggio 1794), è stata una principessa francese, figlia di Luigi, delfino di Francia, e di Maria Giuseppina di Sassonia, e sorella minore del Re Luigi XVI.
Tutti gli uomini e le donne che subirono l'esecuzione insieme a Madame Elisabetta si inginocchiarono davanti a lei e la baciarono; a sua volta ella li benediceva. Fu fatta sedere più vicino alla ghigliottina ma l'esecuzione avvenne per ultima e così dovette sentire la lama cadere sulla testa di tutte le persone prima di lei. Si dice che quando venne legata al bordo, le cadde lo scialle, esponendo le spalle, e lei gridò all'esecutore: «Per amor del cielo, Signore, mi copra!» appena prima di essere ghigliottinata.Numerosi testimoni giurarono che un profumo delizioso di gigli e di rose si diffuse per tutta la piazza quando cadde la testa della principessa. Elisabetta, che aveva appena compiuto i trent'anni qualche giorno prima della morte, venne giustiziata essenzialmente perché era la sorella del re. La sua esemplare vita privata ha suscitato molta ammirazione, Elisabetta veniva elogiata per la sua natura caritatevole, per la sua devozione familiare e per la sua devota fede cattolica.

La sua causa di beatificazione fu aperta nel 1924, ma non si è ancora realizzata, purtroppo per ragioni politiche.
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Emmanuel Marie Michel Philippe Fréteau de Saint Just (Vaux-le-Pénil, 1745 – Vaux-le-Pénil, 14 giugno 1794) è stato un politico francese.

Signore di Vaux-le-Pénil e di Saint-Liesne, fu eletto dal suo ordine, il 20 marzo 1789, deputato della nobiltà di baliato di Melun e Moret-sur-Loing agli Stati generali del 1789.
La svolta radicale impressa alla Rivoluzione dopo il 10 agosto 1792 lo trovò in disaccordo e si ritirò nelle sue terre di Vaux-le-Pénil, acquistate dal nonno Héracle fin dal 1728, sul quale il padre fece costruire un castello tuttora esistente. Continuò tuttavia a partecipare alla vita comunale: caduto in sospetto di attività controrivoluzionarie durante il Terrore, fu arrestato il 4 maggio 1794 e ghigliottinato il successivo 14 giugno.
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Rozalia Lubomirska (Černobyl', 16 settembre 1768 – Parigi, 29 giugno 1794) è stata una nobildonna polacca, morta ghigliottinata a Parigi durante la Rivoluzione francese.
Nota per la sua bellezza, Rozalia si trasferì in Francia con i suoi figli durante la Rivoluzione, dove venne arrestata e accusata di aver cospirato contro la Rivoluzione e cooperato con i sovrani. Per questo motivo, la duchessa (allora ventiseienne) fu condannata a morte e ghigliottinata nel 1794, sebbene la sua colpevolezza fosse, e rimanga, largamente discussa.
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Gaspard Augustin René Bernard de Marigny (Luçon, 2 novembre 1754 – Combrand, 10 luglio 1794) è stato un militare francese, in seguito alla Rivoluzione, diventerà un capo vandeano dell'Esercito cattolico e reale. È il cugino del generale repubblicano Bouin de Marigny.
Cadde malato e si rifugiò nel castello de La Girardière, vicino a Combrand. Verrà poi trovato dagli uomini di Stofflet e fucilato. Il resto del suo esercito raggiunse successivamente Sapinaud, che aveva votato contro l'esecuzione.
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Alexandre François Marie, visconte di Beauharnais (Fort-Royal, 28 maggio 1760 – Parigi, 23 luglio 1794) è stato un politico e generale francese del periodo rivoluzionario. Fu il primo marito di Joséphine de Beauharnais, che successivamente sposò Napoleone Bonaparte diventando imperatrice di Francia.
Nominato Generale nel 1792 (durante le guerre della Rivoluzione francese), egli si rifiutò, nel giugno del 1793, di divenire Ministro della Guerra. Venne in seguito nominato Generale in Capo delle Armate Rivoluzionare del Reno nel 1793.
Alexandre venne ghigliottinato, insieme al fratello Augustin, nella Place de la Révolution (l'attuale Place de la Concorde) a Parigi, solo cinque giorni prima della caduta e decapitazione del suo persecutore, Robespierre.

Nella stessa prigione venne rinchiusa anche la moglie Joséphine, arrestata il 21 aprile 1794, ma venne liberata tre mesi dopo, grazie all'interessamento personale dello stesso Massimiliano Robespierre.
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Georges Couthon (Orcet, 22 dicembre 1755 – Parigi, 28 luglio 1794) è stato un politico francese. Fu — con Le Bas e Saint Just — uno degli uomini più vicini a Robespierre nel periodo del Terrore. Egli condividerà con l'incorruttibile le ultime ore, finendo come questi sulla ghigliottina.
A partire dal 10 luglio 1793, Couthon divenne membro del Comitato di Salute Pubblica, con Robespierre e Saint-Just. Couthon è inviato in missione nella natia Clermont, poi il 9 ottobre a Lione. Fu Couthon a iniziare in questa città la repressione che divenne ancora più violenta dopo che egli fu richiamato a Parigi e sostituito da Collot d'Herbois e da Fouché.

Couthon - che privatamente è ricordato come persona integra, generosa e di buon cuore - fu ideatore e relatore della legge del 22 pratile, detta del grande Terrore, che riorganizzò il Tribunale rivoluzionario e sancì la pena di morte per chiunque criticava il patriottismo e metteva in pericolo la morale e i principi rivoluzionari. Egli stesso pare abbia detto che non si trattava più di punire gli avversari ma di eliminarli.

Egli fu con Saint-Just e con Le-Bas uno dei pochi deputati della Convenzione che, anche il 28 termidoro, rimasero fedeli a Robespierre, condividendone le ultime ore, fino alla morte per ghigliottina.
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Louis Antoine Léon de Richebourg de Saint-Just, più noto come Louis Antoine de Saint-Just (Decize, 25 agosto 1767 – Parigi, 28 luglio 1794), è stato un rivoluzionario e politico francese. Fu tra i principali artefici del Terrore durante la Rivoluzione francese.
Difensore coraggioso degli ideali repubblicani, nel giugno del 1794 fu presente come controllore inviato dal Comitato di salute pubblica alla battaglia di Fleurus, vinta dal generale Jean-Baptiste Jourdan contro l'alleanza della prima coalizione. Sostenitore di Robespierre anche durante il periodo del terrore, il 27 luglio tornò a Parigi tentando di salvare "l'incorruttibile" con un discorso conciliante tenuto davanti ai membri della Convenzione.

Poco dopo l'arresto dell'amico egli riuscì con una banda di partigiani a liberarlo, ma la soverchiante forza nemica lo costrinse ad arrendersi. Sconfitto militarmente e non più sostenuto dal popolo, il 28 luglio fu messo alla ghigliottina insieme ad altri ventidue giacobini.
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Maximilien-François-Marie-Isidore de Robespierre, più conosciuto come Robespierre, (Arras, 6 maggio 1758 – Parigi, 28 luglio 1794), è stato un politico e rivoluzionario francese. Probabilmente è il più noto e uno dei più controversi protagonisti della Rivoluzione Francese e del Terrore.
...tutti i prigionieri catturati, una ventina, vennero condotti alla Conciergerie per un formale atto di riconoscimento e quindi inviati alla ghigliottina, tra la folla esultante per la fine del "tiranno" Robespierre.
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Augustin Bon Jospeph de Robespierre (Arras, 21 gennaio 1763 – Parigi, 28 luglio 1794) è stato un politico francese. Fu un deputato della Convenzione Nazionale a Parigi assieme al fratello Maximilien.
Rifugiato al municipio (Hôtel de ville), nella notte tra il 9 e il 10 termidoro alla vista dei gendarmi tentò di evadere per il cornicione della finestra e cadendo si ruppe le gambe. L’indomani, 10 termidoro (28 luglio 1794), venne condotto davanti al Tribunale rivoluzionario assieme ad altri 21 imputati messi fuori legge, per una semplice dichiarazione di appartenenza, prima di essere ghigliottinato il giorno stesso assieme a Maximilien, a Saint-Just, Couthon e a Hanriot, nella Piazza della Rivoluzione, oggi Place de la Concorde.
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Jean-Baptiste Carrier (Yolet, 16 marzo 1756 – Parigi, 16 dicembre 1794) è stato un politico francese.
La sua brutalità gli garantì una certa fama, si disse che il suo spirito fosse stato perturbato dagli orrori vissuti durante la monarchia e probabilmente il suo alcolismo aumentò la sua ferocia, che sembrava quindi come una sorta di vendetta verso quei vandeani che volevano ristabilire la monarchia.

La Convenzione scoperti gli orrori commessi da Carrier lo fece ritornare a Parigi, il 10 febbraio 1794. Invece di condannarlo verrà promosso segretario della Convenzione. Venne arrestato solo il 27 luglio 1794, perché prese parte all'attacco contro Robespierre, e venne quindi processato: questa volta dovette rispondere anche del massacro di Nantes, insieme con tutti gli altri membri del tribunale rivoluzionario. Carrier, grazie alla sua abilità oratoria, riuscì a difendersi bene, negando di avere alcuna responsabilità, perché si era limitato a eseguire gli ordini che gli erano stati impartiti dalla Convenzione.

Per salvarsi ogni membro del tribunale di Nantes accusava l'altro e Carrier non riuscì nel suo intento, così Carrier e tutti i suoi colleghi (esclusi tre persone che vennero però condannati ad alcuni mesi di reclusione) furono condannati a morte e Carrier fu ghigliottinato a Parigi il 16 dicembre.
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SPAGNA
Raimondo Lullo (Palma de Mallorca, 1235 – Palma de Mallorca, 29 giugno 1315) è stato un filosofo spagnolo, di cultura e lingua catalana, fra i più celebri nell'Europa del tempo.
Partecipa nel 1311 al Concilio di Vienne, dove chiede invano la ripresa delle crociate e di vietare l'insegnamento dell'averroismo, e riprende a viaggiare: aggredito a Tunisi, viene sottratto a stento al linciaggio e imbarcato in gravissime condizioni in una nave genovese fino a Maiorca dove muore nel 1315.

In virtù della sua tragica morte fu beatificato come martire da papa Pio IX; la sua festa liturgica è il 30 giugno.
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GERMANIA
Jan Hus (Husinec, 1371 circa – Costanza, 6 luglio 1415) fu un teologo e un riformatore religioso boemo. Promosse un movimento religioso basato sulle idee di John Wyclif e i suoi seguaci divennero noti come Hussiti. Scomunicato nel 1411 dalla Chiesa cattolica e condannato dal Concilio di Costanza, fu bruciato sul rogo.
Portato fuori dalla chiesa, il corteo passò davanti al cimitero dove si stavano bruciando i suoi libri ed egli sorrise a quello spettacolo. Lungo la strada, «esortava gli astanti e quelli che lo seguivano a non credere che egli andasse a morire per gli errori che gli erano stati falsamente attribuiti e appoggiati dalla falsa testimonianza dei suoi peggiori avversari. Quasi tutti gli abitanti di quella città lo accompagnavano in armi a morire»

Giunto sul luogo del supplizio, che si trovava in un prato circondato da giardini - ora corrispondente alla Alten Graben strasse - s'inginocchiò e, mentre pregava, «quella scandalosa corona, raffigurante i tre demoni, gli cadde dalla testa ed essendosene accorto, sorrise. Alcuni dei soldati mercenari, che stavano lì intorno, dissero: "Rimettetegliela su; che sia bruciato coi demoni suoi signori che ha servito in terra"».

Denudato, le mani legate dietro la schiena, legato a un palo con funi e con una catena intorno al collo. Gli misero sotto i piedi due grandi fascine di legna mista a paglia e altre intorno al corpo fino al mento. Esortato ancora ad abiurare, «levati gli occhi al cielo, replicò ad alta voce: "Dio m'è testimone che mai insegnai le cose che mi sono falsamente attribuite e di cui falsi testimoni mi accusano. Egli sa che l'intenzione dominante della mia predicazione e di tutti i miei atti e dei miei scritti era solo tesa a strappare gli uomini dal peccato. E oggi [...] sono pronto a morire lietamente"».

Allora si accese il rogo. Hus cominciò a cantare, uno dopo l'altro, due inni «ma come egli cominciò a cantare il terzo inno, una folata di vento gli coperse il volto di fiamme. E così, pregando nell'intimo, muovendo appena le labbra e scuotendo il capo, spirò nel Signore. Prima di morire, mentre pregava in silenzio, sembrò balbettare giusto il tempo sufficiente a recitare due o tre volte il "Padre nostro"».

Consumata la legna e le funi dal fuoco, «i resti di quel corpo rimasero in catene appesi per il collo; allora i boia tirarono giù le membra abbrustolite e il palo. Le bruciarono ulteriormente, portando altra legna al fuoco da un terzo carico. Poi, camminando torno torno, spezzarono le ossa a bastonate per farle bruciare più presto. Quando trovarono la testa, la fecero a pezzi con i randelli e la gettarono sul fuoco. Quando trovarono il cuore in mezzo alle interiora, dopo aver appuntito un bastone come uno spiedo, lo infilzarono sulla punta e fecero particolare attenzione a farlo arrostire e consumare, punzecchiandolo con le lance, finché non fu ridotto in cenere».

Bruciati anche scarpe e vestiti perché non potessero servire da reliquie, «caricarono tutte le ceneri su di un carro e le buttarono nel Reno che scorreva lì vicino».
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Gustav Landauer (Karlsruhe 7 aprile 1870 - Monaco di Baviera 2 maggio 1919) è stato un filosofo e un attivista politico tedesco.

Fu uno dei più grandi teorici dell'anarchismo tedesco tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, nonché un sostenitore dell'anarco-comunismo e un convinto pacifista. Viene altresì ricordato per i suoi studi sulla traduzione dell'opera di William Shakespeare in tedesco.

Nacque in una famiglia ebraica.

Partecipò all'esperimento della Repubblica Sovietica Bavarese: venne per questo arrestato l'1 maggio 1919 e lapidato il giorno dopo mentre si trovava in galera.
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Erwin von Witzleben (Breslavia, 4 dicembre 1881 – Berlino, 8 agosto 1944) è stato un generale tedesco, prestò servizio nella prima e nella seconda guerra mondiale.

Feldmaresciallo dal 1940; fu giustiziato a seguito dell'attentato a Hitler del 20 luglio 1944.
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Alfred Delp (Mannheim, 15 settembre 1907 – Berlino, 2 febbraio 1945) è stato un gesuita tedesco che prese parte alla resistenza contro il regime nazista in Germania. Fu arrestato a Monaco di Baviera il 28 luglio 1944, e condannato a morte per alto tradimento nel processo farsa contro gli attentatori di Hitler del famoso Complotto del 20 luglio, infine fu impiccato a Berlino nella prigione Plötzensee dopo aver rifiutato di lasciare i Gesuiti in cambio della vita.
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Jürgen Stroop (nato come Josef Stroop a Detmold, Germania, 26 settembre 1895 - Varsavia, 6 marzo 1952) fu un importante ufficiale nazionalsocialista appartenente al corpo delle Schutzstaffel (SS). In qualità di SS- und Polizeiführer («Comandante delle SS e della polizia») del distretto di Varsavia Stroop diresse in maniera brutale e spietata le operazioni di repressione nel corso della rivolta scoppiata nel ghetto della città tra l'aprile ed il maggio 1943.
Stroop venne nominato comandante delle SS e della polizia per la regione «Rhein-Westmark» (con sede del quartier generale a Wiesbaden) l'11 novembre 1943 e ricoprì tale incarico fino al termine del conflitto.

Arrestato dalle forze americane nel maggio 1945 Stroop venne processato dal tribunale militare americano a Dachau e condannato a morte il 21 marzo 1947 per l'uccisione di alcuni aviatori alleati catturati. Prima che la sentenza venisse eseguita venne però estradato in Polonia dove venne nuovamente processato e condannato a morte da un tribunale polacco per il ruolo avuto nella distruzione del ghetto di Varsavia. La sentenza venne pronunciata il 18 luglio 1951 e Stroop venne impiccato il 6 marzo 1952 nel luogo dove era sorto il ghetto.
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UNGHERIA
Ferenc Szálasi (Košice, 6 gennaio 1897 – Budapest, 12 marzo 1946) è stato un politico e patriota ungherese, ha guidato l'Ungheria durante parte della Seconda Guerra Mondiale, comandante supremo delle forze armate ungheresi, capo del Partito Crocefrecciato - Movimento Ungarista.
Il 5 maggio 1945 Szálasi viene fatto prigioniero dagli americani, che lo portano ad Augsburg. Il 18 settembre viene trasferito in un campo di concentramento a sud di Salisburgo, il Marcus Camp. Il 3 ottobre viene imbarcato su un Douglas dell'esercito statunitense insieme con una decina di uomini politici ungheresi: Béla Imrédy, László Bárdossy, Lajos Reményi-Schneller, Vilmos Hellenbronth, Erno Gömbös, Andor Jaross, Jenö Szöllösi, László Endre, Antal Kunder, Ferenc Kassai-Schallmayer con destinazione Ungheria, ove li attende il processo per crimini di guerra.

Il «governo ungherese» era quello provvisorio presieduto dal generale Béla Miklós; nel mese successivo, il 15 novembre 1945, si formerà il primo governo di coalizione dei partiti democratici, presieduto dal pastore riformato Zoltán Tildy (Partito dei Piccoli Proprietari). Quei primi undici «criminali di guerra» furono portati al n. 60 della via Andrássy, nello stesso edificio che precedentemente era stato la Casa della Fedeltà, sede centrale del Partito Crocefrecciato. Nel sotterraneo vennero ricavate delle celle, dove i prigionieri furono rinchiusi sotto stretta vigilanza.

Il processo contro Ferenc Szálasi e un primo gruppo di imputati (Gábor Vajna, Jeno Szöllösi, Sándor Csia, Jozsef Gera, Gábor Kemény, Karoly Beregfy) cominciò il 5 febbraio 1946. La corte, presieduta dall'ebreo Peter Jankó era composta dai rappresentanti dei principali partiti magiari.

La funzione di pubblico ministero era svolta dall'ebreo László Frank. Szálasi sarà condannato a morte e impiccato il 12 marzo nel cortile del carcere di via Markó. Lo precederanno sul patibolo, quello stesso giorno, Gera, Beregfy e Vajna. Il 19 marzo toccherà a Kemeny, Csia e Szöllösi.
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ITALIA
Aulo Postumio Albino (in latino Aulus Postumius Albinus; ... – ...) fu console romano nel 99 a.C.
Partecipò alla Guerra sociale al fianco di Lucio Cornelio Silla di cui fu legato. Particolarmente inviso ai suoi soldati per l'eccessiva severità che dimostrava in ogni occasione fu lapidato dagli stessi probabilmente nell'88 a.C.
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Gaio Giulio Cesare (in latino: Gaius Iulius Caesar; Roma, 12 o 13 luglio 101 o 100 a.C. – Roma, 15 marzo 44 a.C.) è stato un generale e dittatore romano, considerato uno dei personaggi più importanti e influenti della storia.Entrato in senato, si andò a sedere ignaro al suo seggio, dove fu subito attorniato dai congiurati che finsero di dovergli chiedere grazie e favori. Mentre Decimo Bruto intratteneva il possente Antonio fuori dalla Curia, per evitare che prestasse soccorso, al segnale convenuto, Publio Servilio Casca Longo sfoderò il pugnale e colpì Cesare al collo, causandogli una ferita superficiale e non mortale. Cesare invece, per nulla indebolito, cercò di difendersi con lo stilo che aveva in mano, e apostrofò il suo feritore dicendo "Scelleratissimo Casca, che fai?" o gridando "Ma questa è violenza!" Casca, allora, chiese aiuto al fratello, e tutti i congiurati che si erano fatti attorno a Cesare si scagliarono con i pugnali contro il loro obiettivo: Cesare tentò inutilmente di schivare le pugnalate dei congiurati, ma quando capì di essere circondato e vide anche Bruto farglisi contro, raccolse le vesti per pudicizia e alcuni dicono si coprisse il capo con la toga prima di spirare, trafitto da ventitré coltellate. Cadde ai piedi della statua di Pompeo, [213] pronunciando ultime parole che sono state riferite in vario modo:
Καὶ σὺ, τέκνον; (Kai su, teknon?, in greco, "Anche tu, figlio?")
Tu quoque, Brute, fili mi! (in latino, "Anche tu Bruto, figlio mio!")
Et tu, Brute? (in latino, "Anche tu, Bruto?"), che è la versione riportata da William Shakespeare nella tragedia Giulio Cesare
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Marin Bocconio (o Bocco o Boccone) (Venezia, ... – Venezia, 1299, o 1300) fu un maggiorente veneziano che, scontento per l’estromissione della sua famiglia dal Maggior Consiglio a causa della cosiddetta Serrata del Maggior Consiglio (28 febbraio 1297) e del predominio politico della fazione nobile – oligarchica, decise, assieme ad una dozzina di complici, di entrare armato in Maggior Consiglio e sterminare i suoi avversari.
il giorno stabilito il Bocconio, assieme ai complici, fu fatto entrare in Maggior Consiglio senza esser perquisito, quasi che il piano funzionasse ed, una volta dentro, furono chiuse le porte ed entrarono le guardie a disarmarli. Rei confessi Marin Bocconio e i suoi undici compagni furono impiccati la notte successiva mentre altri quarantadue partecipanti si salvarono con la fuga.
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Pietro di Campofregoso (1417 – Genova, 14 settembre 1459) è stato un doge della Repubblica di Genova.
Il suo dogato, durato quasi otto anni, viene ricordato dagli storici e dagli annali della Repubblica come uno dei più "disastrosi" per l'importante e fiorente economia nelle colonie orientali genovesi.
La carica a doge ebbe termine nel gennaio del 1458 quando scontri con i soldati turchi, aragonesi e soprattutto tra la stessa popolazione genovese di fazione ghibellina costrinse Pietro di Campofregoso a chiedere aiuto al re di Francia Carlo VII. Così come nel 1396 e il suo predecessore Carlo VI, durante la prima devozione francese, l'aiuto d'oltralpe si trasformò ben presto in una nuova sottomissione della Repubblica di Genova dal marzo 1458 al marzo 1461.

Pietro di Campofregoso, oramai deposto dalla carica dogale, morì atrocemente il 14 settembre del 1459; a seguito di una personale rivolta contro la dominazione francese finì per essere lapidato dalla popolazione nei pressi della Porta di Sant'Andrea a Genova.
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Emmanuele De Deo (Minervino Murge, 11 giugno 1772 – Napoli, 18 ottobre 1794) è stato un patriota italiano. Operò nelle agitazioni politiche che prepararono la Repubblica Napoletana del 1799.
In una cena, tenutasi a Gioia il 6 dicembre 1793, il giovane De Deo ebbe espressioni minacciose nei confronti del re Ferdinando IV e con un coltello ne minacciò l'effige. La delazione di un sacerdote presente, fece aprire un'inquisizione e il 9 maggio 1794 il De Deo venne incarcerato insieme ad altre persone (tra cui Vincenzo Galiani e Vincenzo Vitaliano).

Intimatogli di denunciare i compagni per aver salva la vita - nel sistema borbonico la delazione in cambio della commutazione della pena o della liberazione si chiamava truglio - De Deo si rifiutò e venne condannato all'impiccagione.

Il 17 ottobre 1794, in una lettera di forte carica morale diretta al fratello Giuseppe (che inizialmente era stato incarcerato con le stesse accuse), esortò a non intercedere per salvargli la vita. Egli spiegò così le ragioni della sua fermezza: "io la mia sorte l'invidierei negli altri", "il mio destino è certo, ed io l'attendo con intrepidezza e maschio coraggio".

La sentenza dispose che il De Deo prima di morire fosse torturato per strappargli i nomi dei complici, ma dalla sua bocca non uscì alcuna delazione. Neppure la difesa del giurista Francesco Mario Pagano era servita a evitargli l'impiccagione.

La condanna venne eseguita il 18 ottobre 1794. La giovane età del De Deo e i motivi ideali che lo avevano mosso suscitarono un'inquietudine che superò i confini del Regno di Napoli.
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Giovanni Battista Gaetano De Rolandis detto Zanein (Castell'Alfero, 24 giugno 1774 – Bologna, 23 aprile 1796) è stato un patriota italiano.
A Bologna, frequentando il corso del dottor Ambrogi di S. Nicolò degli Albari, conobbe Luigi Zamboni. Lo Zamboni, di due anni più grande di lui, era un fervente sostenitore della rivoluzione francese. Egli avendo anche viaggiato in Francia, era venuto a contatto con esponenti della rivoluzione e, dal 1791 al 1793, aveva conosciuto l'esperienza dell'arruolamento, con il grado di porte drapeau (porta insegna), nelle file dell'esercito francese inviato in Corsica. Le idee rivoluzionarie dello Zamboni, infiammarono l'animo già indipendente del piemontese che cominciò a fare proseliti nella sua cerchia di amici organizzando vere e proprie riunioni segrete per tentare, con qualche azione, di stimolare la popolazione bolognese alla sollevazione contro il governo autoritario dell'epoca.
Nel settembre del 1794, lo Zamboni prese accordi con alcuni emissari francesi; le truppe di Napoleone si apprestavano infatti a giungere in Italia e servivano dei moti di malcontento popolare per dare il pretesto per un intervento dell'esercito rivoluzionario.
I preparativi per la sollevazione, prevista per il 16 settembre, vennero però bruscamente frustrati dall'indicazione del governo francese di attendere la primavera successiva, visto che i rivoluzionari bolognesi erano a corto di fondi e di uomini ed i francesi non conoscevano a fondo gli umori e gli animi della città.

Lo Zamboni e il de Rolandis accolsero queste indicazioni come un vero affronto al loro slancio patriottico e decisero così di tentare la sollevazione senza aiuto esterno.

Quando tutto pareva ormai predisposto, il 12 novembre, forse traditi da qualche compagno, pervenne una denuncia al cardinale di Bologna che autorizzò una perquisizione presso il collegio "La Viola". Ma tutto il materiale rivoluzionario era presso la casa di Zamboni e così la perquisizione non portò alla luce nessuna cospirazione.

Il giorno dopo, il 13 novembre, i rivoluzionari si radunarono presso la casa di Zamboni, ma rimasti in non più di una decina, delusi ed abbattuti, si limitarono a distribuire nella notte un volantino che inneggiava alla libertà ed alla rivoluzione.

Dopo questo evento, Zamboni e de Rolandis fuggirono da Bologna e raggiunto il Granducato di Toscana, quando pensavano ormai di essere al sicuro, vennero arrestati dalla polizia pontificia presso l'osteria del Covigliaio. Vennero riportati a Bologna il 3 dicembre.
I due, insieme ad alcuni complici, tra cui il padre e la madre dello Zamboni, vennero rinchiusi nelle terribili carceri del Torrone per essere sottoposti a lunghi ed estenuanti interrogatori.

Nella notte tra il 17 e 18 agosto 1795, Luigi Zamboni si impiccò nella propria cella.

Il 23 aprile 1796 Giovanni Battista de Rolandis venne impiccato nella piazza della Montagnola di Bologna.

Il 6 agosto 1796 Napoleone Bonaparte faceva il suo ingresso a Bologna, aprendo le carceri del Torrone e liberando i prigionieri del governo pontificio.

Il 6 gennaio 1798, il governo rivoluzionario ricordò i due martiri con una solenne commemorazione e le loro ceneri vennero collocate a perenne ricordo,sulla cima di una colonna in piazza d'armi.
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Francesco Caracciolo (Napoli, 18 gennaio 1752 – Napoli, 28 giugno 1799) è stato un ammiraglio italiano.
Con l'approssimarsi della restaurazione borbonica Caracciolo combatté contro la stessa flotta reale, di ritorno a Napoli per scacciarvi i francesi, colpendo fra l'altro la nave Minerva guidata dall'ammiraglio inglese Thurn.

Il suo successivo tentativo di fuga fallì e, il 29 giugno 1799, fu arrestato e condotto sulla nave di Nelson, il Foudroyant; la condanna a morte fu eseguita il 30 giugno e il corpo dell'ammiraglio fu appeso alla chiglia della Minerva e quindi gettato in mare; l'esecuzione di Caracciolo resta un'onta sulla brillante personalità dell'ammiraglio Nelson.

Le esequie di Caracciolo furono celebrate nella Chiesa di Santa Maria della Catena nel quartiere napoletano di Santa Lucia, dove un epitaffio, posto nel 1881, lo ricorda.
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Vincenzo Lupo (Caggiano, 15 agosto 1755 – Napoli, 20 agosto 1799) è stato un patriota italiano, tra i maggiori animatori dela Repubblica Partenopea del 1799.
Per le sue attività politiche, nel 1794 subì il suo primo processo. Lui venne rilasciato, i suoi compagni furono condannati a morte. Nel 1796 fu nuovamente arrestato e quindi condannato a 23 mesi di carcere duro. Terminò di scontare la pena il 25 luglio 1798.
Nel 1799 nacque l'effimera Repubblica partenopea ed il 23 maggio fu chiamato a presiederne il Tribunale militare, poi trasformato in Alta Corte di Giustizia. In questo ruolo dimostrò grande intransigenza, firmando numerose condanne a morte.
Dopo pochi mesi la Repubblica cadde e tutti i patrioti arrestati. In pochi si salvarono. Il Lupo fu impiccato alle 18 del 20 agosto 1799. Le sue spoglie mortali riposano nella chiesa di Santa Maria di Costantinopoli.
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Pasquale Baffi (Santa Sofia d'Epiro, 11 luglio 1749 – Napoli, 11 novembre 1799) è stato un grecista, bibliotecario e rivoluzionario italiano.
Nel 1769 conseguì la cattedra di lingua greca e latina nell'Università di Salerno. Nel 1787 divenne membro dell'Accademia Ercolanese come bibliotecario. Venne giustiziato a Napoli l'11 novembre 1799.
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Giuseppe Leonardo Albanese (Noci, 30 gennaio 1759 – Napoli, 28 novembre 1799) è stato un politico italiano, membro del governo provvisorio della Repubblica Napoletana.
Quando il 23 gennaio 1799 le truppe francesi comandate dal generale Jean Etienne Championnet entrarono a Napoli, Albanese fu chiamato a far parte del governo provvisorio della Repubblica Partenopea, costituito da venticinque membri, svolgendo inizialmente un ruolo importante nel comitato di legislazione. Fu promotore dell’approvazione delle leggi che contribuirono alla soppressione dei fedecommessi e della feudalità. Divenne quindi uno dei cinque componenti della Commissione esecutiva, nella quale svolse un ruolo preminente; per breve tempo ricoprì le cariche di Ministro della Guerra, Marina, e Affari esteri.

La Repubblica Napoletana tuttavia ebbe vita breve: dopo appena sei mesi dalla sua nascita la repubblica venne smantellata a causa del ritorno dei Borbone che attuarono una feroce e sistematica repressione e ricostituirono la monarchia.

Albanese fu arrestato e condannato alla ghigliottina: la sentenza venne eseguita a Napoli in Piazza Mercato il 28 novembre 1799.
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Gregorio Mattei (Montepaone, 3 giugno 1761 – Napoli, 28 novembre 1799) è stato un giornalista e politico italiano.Nel 1799 era a Napoli, dove partecipò all'attività politica, entrando a far parte dell’alta Commissione Militare in sostituzione di Giorgio Pigliacelli. Fu tra i redattori e i promotori del Veditore Repubblicano, uno dei molti giornali fioriti nel semestre rivoluzionario a Napoli, scagliandosi contro i facili estremismi e il radicalismo giacobino di Vincenzo Russo.

Dopo la caduta della Repubblica Napoletana, fu processato ed impiccato il 28 novembre 1799, in piazza Mercato a Napoli.
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Vincenzo De Filippis (Tiriolo, 4 aprile 1749 – Napoli, 28 novembre 1799) è stato un matematico, filosofo e patriota italiano, considerato un martire della Repubblica Partenopea del 1799.
Le cattive condizioni di salute lo spinsero ad abbandonare l'insegnamento nel 1793.

Nel 1799 è fra i principali artefici della Repubblica Partenopea. Il 25 febbraio 1799, con la nomina di Ignazio Ciaia alla guida della Repubblica napoletana in sostituzione di Carlo Lauberg, Vincenzo De Filippis entrò nel governo come ministro degli Interni, succedendo a Francesco Conforti. Con la caduta della Repubblica, venne messo a morte per impiccagione in Piazza Mercato (28 novembre 1799) assieme ad altri sette patrioti
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Ciro Menotti (Migliarina, 22 gennaio 1798 – Modena, 26 maggio 1831) è stato un patriota italiano.
Nel gennaio del 1831 Menotti organizzò nei minimi dettagli la sollevazione, cercando il sostegno popolare e l'approvazione dei neonati circoli liberali che stavano proliferando in tutta la Penisola. Il 3 febbraio 1831, dopo aver raccolto le armi, Menotti radunò una quarantina di congiurati nella propria abitazione , poco distante dal Palazzo Ducale, per organizzare la rivolta.Francesco IV, tuttavia, con un brusco voltafaccia certamente impostogli dal governo austriaco, decise di ritirare il suo appoggio alla causa menottiana ed anzi chiese l'intervento restauratore della Santa Alleanza. Gli storici si sono sempre chiesti il motivo di questo doppio gioco del duca: certi pensano che il rampollo della famiglia Asburgo-Este capì che il progetto di un Regno dell'Alta Italia era solo un'utopia; alcuni invece sostengono che Francesco era geloso del carisma di Menotti, altri ancora credono che il duca ebbe paura di perdere, dopo la rivoluzione, molti dei suoi privilegi. Il duca fece circondare dalle sue guardie la casa; seguirono alcuni spari e i congiurati cercarono di fuggire, alcuni ci riuscirono, altri no e fra questi Ciro Menotti, che, saltato da una finestra nel giardino retrostante la casa, rimase ferito e fu catturato e imprigionato.
Nonostante le numerose suppliche che gli pervennero da più parti perché concedesse una commutazione della pena, il duca fu irremovibile e la sentenza venne eseguita nella Cittadella, assieme a quella di Vincenzo Borelli anche lui facente parte del gruppo di arrestati la notte del 3 febbraio e condannato a morte. Menotti passò la notte prima dell'esecuzione con un sacerdote al quale consegnò una nobilissima lettera per la moglie, lettera che le guardie confiscarono e che fu consegnata alla vedova dai liberatori, solo nel 1848, due anni dopo la morte del Duca e alla cacciata degli Asburgo-Este.
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Luigi Dottesio (Como, 14 gennaio 1814 – Venezia, 11 ottobre 1851) è stato un patriota italiano. Esercitando il suo mestiere di tipografo, fu molto attivo nella diffusione di opuscoli mazziniani prima e dopo il 1848. Intercettato dai gendarmi, venne giustiziato dagli Austriaci a Venezia, nel 1851.
Il 5 settembre 1851 gli Austriaci riunirono il Consiglio di Guerra per giudicare Dottesio e Maisner: il primo accusato di aver diffuso un piano insurrezionale, il secondo per aver ricevuto proclami rivoluzionari e cartelle del prestito nazionale organizzato dal Mazzini (uno l'aveva venduto a Flora). Entrambi avevano avuto contatti con gli esuli in Svizzera.
L'8 ottobre furono condannati alla forca. Nei giorni successivi Flora e Tedeschi ebbero la condanna a morte commutata in otto e dieci anni di ferri in fortezza.

Mentre il Maisner ricevette dal Radetzky la commutazione in dieci anni di lavori forzati con ferri pesanti, il Dottesio fu impiccato a Venezia l’11 ottobre.
Il boia, inabile, non uccise subito il Dottesio, che mandava un urlo straziante ancora dopo un quarto d’ora di supplizio fra l’orrore della folla. Il boia, l'indomani, fu trovato impiccato a una trave di casa sua.
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Giovanni Zambelli (Venezia, 1 giugno 1824 – Mantova, 7 dicembre 1852) è stato un patriota italiano ed è uno dei Martiri di Belfiore.
Divenne uno dei capi del Comitato Rivoluzionario Veneto, attivando i comitati di Padova, Vicenza e Treviso. A seguito della scoperta della congiura nel gennaio del 1852 e dell'identificazione di tutti i principali responsabili nel giugno successivo, fu arrestato e tradotto a Mantova.

Il Consiglio di Guerra austriaco del 13 novembre 1852 lo condannò a morte e il successivo 7 dicembre, a Belfiore (Mantova), fu il primo dei patrioti condannati ad essere impiccato.
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Agesilao Milano 1856 è stato un soldato calabrese ma di origine albanese, attentò nel 1856 alla vita del re di Napoli Ferdinando II.
L'8 dicembre del 1856, giorno dell' Immacolata Concezione, Ferdinando II assistette a Napoli alla Santa Messa con tutta la famiglia, agli alti funzionari governativi e moltissimi nobili del suo seguito. Dopo la celebrazione, il sovrano passò in rassegna, a cavallo, allo sfilare delle truppe (25.000 soldati) sul Campo di Marte. Fu allora che Agesilao Milano, rotte le righe, si lanciò sul re e riuscì a ferirlo con un colpo di baionetta: il colpo fu miracolosamente attutito dalla fonda delle pistole sospese sulla sella del cavallo, ma fu comunque profondo, ed il re se la cavò con un grosso spavento.Agesilao Milano fu condannato il 12 dicembre ed impiccato il giorno dopo in Piazza del Mercato, al grido diViva l'Italia e la Libertà ; il suo corpo fu gettato nella fossa comune del cimitero della contigua Chiesa del Carmine. Se i Borboni lo dipinsero come un criminale e traditore, i monarchici piemontesi ed i liberali lo esaltarono come un eroe nazionale.

Il suo attentato, alla lunga, riuscì: Ferdinando II non guarì mai completamente dalla ferita, che con gli anni gli creò complicazioni sfociate in una malattia infettiva, che portò il re alla morte nel 1859.
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Walter Suzzi nome di battaglia "Sputafuoco" (Castiglione di Ravenna, 14 ottobre 1924 – Ravenna, 18 luglio 1944) è stato un partigiano e antifascista italiano.
Sputafuoco si impegnò all'interno della Resistenza ravennate - coordinata da Arrigo Boldrini (Bulow) - al comando del "GAP volante", una unità scelta di partigiani incaricata delle azioni più audaci, con cui riuscì a mettere a segno diverse azioni.
Il 16 luglio 1944, di ritorno da una missione, fu catturato a Porta Serrata di Ravenna, torturato e infine riportato nel luogo della cattura ove venne fucilato.

Il suo posto sarà preso da Umberto Ricci (Napoleone), ma anch'egli dopo alcune clamorose azioni verrà catturato ed impiccato a Ravenna.

Nel 1951 gli è stata conferita la medaglia d'oro al valor militare alla memoria.
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Ignazio Vian (Venezia, 9 febbraio 1917 – Torino, 22 luglio 1944) è stato un militare e partigiano italiano. In missione a Torino, il 19 aprile 1944 fu arrestato dai nazifascisti. Fu ripetutamente torturato perché svelasse i nomi dei partigiani e i loro covi, ma invano. Tentò pure il suicidio in carcere, temendo infine di cedere, ma fu curato e più tardi impiccato ad un albero nel centro di Torino, con Battista Bena, Felice Bricarello e Francesco Valentino.
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Natalina Vacchi (Ravenna, 1914 – Ravenna, 25 agosto 1944) è stata una partigiana italiana.
Capo servizio sanitario del Distaccamento "Terzo Lori" della 28ª Brigata Garibaldi "Mario Gordini", venne catturata a seguito della uccisione da parte del gappista Umberto Ricci (Napoleone) del temuto brigatista della "Ettore Muti" Leonida Bedeschi (Catìveria), indicatogli proprio dalla Vacchi mentre casualmente stava sopraggiungendo in sella al suo motociclo.Dopo lunghi e pesanti interrogatori fu condannata a morte per rappresaglia assieme ad altri prigionieri: lo stesso Umberto Ricci (21 anni), Domenico Di Janni (30 anni), Augusto Graziani (19 anni), Mario Montanari (29 anni), Michele Pascoli (39 anni), Raniero Ranieri, Aristodemo Sangiorgi, Valsano Sirilli (28 anni), Edmondo Toschi (40 anni), Giordano Vallicelli (20 anni) e Pietro Zotti (22 anni).
La sentenza fu eseguita il 24 agosto del 1944 a Ravenna, presso il Ponte degli Allocchi (che in seguito verrà rinominato Ponte dei Martiri).
Lina e Napoleone furono uccisi per ultimi, impiccati dopo essere stati costretti ad assistere alla fucilazione dei compagni.
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Manlio Longon (Padova, 1911 – Bolzano, 1° gennaio 1945) è stato un partigiano e dirigente d'azienda italiano.
Dopo l'8 settembre 1943 fu tra i promotori della resistenza e fu presto messo a capo del CLN di Bolzano.

L'attività del CLN Zona Bolzano fu caratterizzata dall'essere la provincia parte della Zona d'Operazione delle Prealpi, e quindi di fatto annessa alla Germania. Molto attivo fu nell'assistenza agli internati nel Lager di Bolzano.
A metà del dicembre 1944 Longon cadde nelle mani della Gestapo. Fu impiccato nella sua cella il 1° gennaio 1945, dopo giorni di torture.
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Elio Marcuzzo (Treviso, 27 luglio 1917 – Breda di Piave, 28 luglio 1945) è stato un attore italiano, ucciso nell'immediato secondo dopoguerra.
Nel settembre del 1943, con l'invasione tedesca, si interruppe l'attività cinematografica che fu ripresa qualche mese più tardi a Venezia, in due stabilimenti allestiti con grande povertà di mezzi, subito dopo la costituzione della R.S.I.. Elio Marcuzzo, uomo di sinistra, seppur non iscritto a nessun partito o movimento politico, non aderì al nuovo Stato di Mussolini preferendo ritirarsi a Cavriè dove era stata sfollata la famiglia.

Circa tre mesi dopo il termine del conflitto, un gruppo di partigiani capitanati da un certo Gino Simionato (nome di battaglia: Falco), agendo di propria iniziativa, lo prelevò insieme a suo fratello Armando dal piccolo centro. I due, trasportati in un camion fin nei pressi di Breda di Piave vennero impiccati senza processo. Come rilevò successivamente la perizia medica, Elio Marcuzzo era ancora in vita quando venne sotterrato[2]. Il processo, intentato nella prima metà degli anni cinquanta contro i responsabili di tale efferato delitto, non andò oltre la fase di istruttoria per subentrata amnistia. Dagli interrogatori emerse che Marcuzzo venne impiccato per avere effettuato due traduzioni per conto di un impiegato comunale di Treviso durante la R.S.I.: la prima dall'inglese, la seconda dal tedesco all'italiano. Quest'ultima aveva ingenerato il sospetto che l'attore fosse un collaborazionista
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Al momento del decesso il giovane aveva appena compiuto ventotto anni.
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RUSSIA
Pavel di Kolomna (Russo: Павел Коломенский) (Kolyčevo, ? ? – Lago Onega, 16 aprile 1656) è stato un religioso russo. Vescovo della città di Kolomna, è venerato come santo dalla comunità dei Vecchi Credenti. Il 16 aprile 1656 fu bruciato sul rogo.
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Andrej Andreevič Vlasov Nižnyj Novgorod , Impero Russo, 14 settembre 1900 – Mosca, URSS, 2 agosto 1946) è stato un generale sovietico dell'Armata Rossa durante la Seconda guerra mondiale, famoso per essere stato eroe della difesa di Mosca e aver in seguito cooperato con la Germania nazista.
Vlasov e undici alti ufficiali dell'Esercito di Liberazione si arresero agli Alleati occidentali, ma né gli Americani né i Britannici avevano interesse ad accogliere richieste di asilo che avrebbero compromesso il rapporto con un potente alleato come l'Unione Sovietica: riportati a Mosca, furono sottoposti a un processo sommario con l'accusa di alto tradimento. Vlasov e i suoi furono impiccati il 2 agosto 1946, Vlasov aveva quarantasei anni.
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Yosef Lishansky (Russia, 1886 – Damasco, 16 dicembre 1917) è stato un agente segreto ottomano.
Durante la Prima guerra mondiale, Lishansky ha fondato un'organizzazione indipendente di difesa chiamata Hamaguen.

Grazie ai suoi legami di amicizia con Avshalom Feinberg fu integrato ai ranghi dell'organizzazione Nili diretta da Aaron Aaronsohn. Di ritorno dal suo viaggio in Egitto, dove Feinberg trovò la morte, fu arrestato dalle autorità ottomane come membro del Nili. Yosef Lishansky fu imprigionato in una prigione a Damasco Siria dove verrà torturato ed impiccato il 16 dicembre del 1917.
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GIAPPONE
Hideki Tojo (Tokyo, 30 dicembre 1884 – Tokyo, 23 dicembre 1948) è stato un militare e politico giapponese ed ha ricoperto l'incarico di Primo Ministro del Giappone durante la Seconda Guerra Mondiale, dal 18 ottobre 1941 al 22 luglio 1944.
Alla fine della guerra, dopo la resa decisa personalmente da Hirohito, l'8 settembre 1945 Tojo tentò il suicidio per evitare l'arresto, ma fallì e venne sottoposto al giudizio del Tribunale Militare Internazionale per l'Estremo Oriente, il quale, al termine del processo di Tokyo, lo condannò a morte come criminale di guerra (12 novembre 1948). L'accettazione pubblica delle sue responsabilità servì anche a esonerare l'imperatore Hirohito da ogni accusa. La sentenza venne eseguita tramite impiccagione.
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Tsutomu Miyazaki (Ōme, 21 agosto 1962 – 17 giugno 2008) è stato un serial killer giapponese. È anche conosciuto come l'assassino di Otaku, Dracula e l'assassino di bambine
Nato prematuro, Miyazaki soffriva di una deformazione permanente alle mani, che risultavano saldate ai polsi. Questo handicap gli impediva di piegare le mani verso l'alto e lo costringeva a muovere l'avambraccio per poter ruotare la mano.A causa di questa deformità venne ostacolato nell'apprendimento nel periodo in cui frequentò la scuola elementare di Itsukaichi, e venne di conseguenza emarginato. Nonostante questi problemi fu uno studente modello fino a quando il suo rendimento scolastico non subì un brusco calo quando iniziò a frequentare la Meidai Nakano High School.
Tra il 1988 e il 1989 Miyazaki uccise e mutilò 4 bambine di età compresa tra i 4 e i 7 anni violentandone poi i cadaveri e inoltre bevve il sangue e mangiò la mano di una delle vittime. Le sue vittime furono scelte casualmente, dopo aver commesso i crimini egli terrorizzava le famiglie inviandogli lettere in cui graficamente descriveva nel dettaglio ciò che aveva fatto alle loro figlie. Il primo cadavere lo lasciò decomporre sulle colline vicino a casa sua, conservandone però i piedi e le mani che vennero recuperati dopo il suo arresto, in un altro caso carbonizzò le ossa nel suo forno inviandone le polveri in una scatola alla famiglia insieme a foto raffiguranti i vestiti, alcuni denti e una cartolina con scritto : "Mari. Cremato. Ossa. Indagare. Dimostrare ". La polizia riscontrò che tutte le famiglie erano state disturbate da strane chiamate in cui l'interlocutore (presumibilmente Miyazaki) non parlava, ma restava in linea per anche 20 minuti.
Il 23 luglio 1989, durante il tentativo di violentare una ragazza con l'obiettivo di una macchina fotografica Miyazaki venne aggredito dal padre della ragazza e costretto a fuggire a piedi. Venne catturato dalla polizia mentre cercava di recuperare la sua auto. Durante una perquisizione nella sua abitazione la polizia trovò 5763 videocassette contenenti video pornografici, alcuni raffiguranti le sue vittime, e numerose fotografie sempre raffiguranti le sue vittime. E' stato anche riferito dalla polizia che Miyazaki fosse un appassionato di film horror e che avesse un'ampia collezione sul genere.
Kunio Hatoyama ha firmato il suo mandato di morte, e l'imputato è stato messo a morte per impiccagione il 17 giugno 2008
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AFGHANISTAN
Besso (... – 329) , satrapo di Battriana (l'area tra la catena montuosa dell'Hindu Kush e il fiume Amu Darya) e Sogdiana (nell'odierno Uzbekistan), che si autoproclamò imperatore di Persia dopo aver assassinato il legittimo sovrano persiano, Dario III, che era stato sconfitto da Alessandro Magno nella battaglia di Gaugamela (1 ottobre del 331 a.C.).
Secondo alcuni storici Besso fu crocifisso nel luogo in cui era stato ucciso Dario III, mentre secondo altri fu torturato e decapitato a Ecbatana. Altri ancora pensano che fu fatto a pezzi in Battriana, dopo essere stato processato all'uso macedone: legato mani e piedi alle cime di due alberi piegati, fu squartato quando le cime furono lasciate di scatto. È tuttavia più probabile che l'usurpatore morì di stenti in prigionia.
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TURCHIA
Ali Adnan Ertekin Menderes (Aydın, 1899 – İmralı, 17 settembre 1961) è stato un politico turco.Il 27 maggio 1960 un colpo di Stato militare abbatté il governo e Menderes fu arrestato con alcuni altri membri del suo partito, sotto l'imputazione di attentato alla Costituzione turca. Fu posto sotto processo sull'isola di Yassıada. Il processo fece anche riferimento al Pogrom d'Istanbul, per il quale egli e i suoi seguaci furono condannati. La sentenza fu di morte e, malgrado le richieste di perdono sottoposte al Presidente Cemal Gursel anche da parte di vari leader mondiali, egli fu giustiziato per impiccagione sull'isola di İmralı il 17 settembre 1961. Molti anni dopo la sua morte, ricevette un perdono postumo e la sua sepoltura traslata in un mausoleo di İstanbul il 17 settembre 1990 insieme con le sepolture di due altri membri impiccati del suo governo, Fatin Rüştü Zorlu e Hasan Polatkan.
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REPUBBLICA CECOSLOVACCA
Monsignor Jozef Tiso (Veľká Bytča oggi Bytča, 13 ottobre 1887 – Bratislava, 18 aprile 1947) è stato un presbitero e politico slovacco.

Sacerdote cattolico, divenne deputato della Repubblica cecoslovacca, poi membro del Governo di questo Paese e, infine, dopo l'invasione nazista e l'annessione della Boemia e Moravia al Terzo Reich, Presidente del Consiglio della Repubblica indipendente slovacca. Egli fece della Slovacchia uno stretto alleato degli Stati dell'Asse. Dopo la seconda guerra mondiale fu condannato e impiccato con l'accusa di alto tradimento.
All'arrivo delle truppe sovietiche Tiso fuggì attraverso l'Austria in Baviera ad Altötting. Qui fu catturato dagli alleati che lo riconsegnarono ai cecoslovacchi, egli fu imprigionato con l’accusa di tradimento e collaborazione con i nazisti. Sebbene il Presidente Edvard Beneš avesse la possibilità di concedere la grazia, egli lasciò che la decisione definitiva fosse presa dal Governo, nel quale i ministri socialisti e comunisti contrari alle misura di clemenza superarono quelli del Partito Democratico e del Partito Popolare Cecoslovacco. Tiso fu quindi impiccato il 18 aprile 1947.
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AMERICA


José Gabriel Condorcanqui, detto Túpac Amaru II (Tinta, 19 marzo 1738 – Cusco, 18 maggio 1781), è stato il capo di una rivolta indigena contro gli spagnoli del Perù coloniale.
Uomo di ferrei principi morali, era indignato della situazione nella quale vivevano le popolazioni native e supplicò il governo spagnolo di migliorare le condizioni di vita nelle miniere, nelle fabbriche tessili e nei villaggi.

Passò dalle parole ai fatti e, ispirandosi al suo trisavolo Túpac Amaru, che resistette fino alla morte contro gli spagnoli a Vilcabamba, prese il suo nome ed organizzò una rivolta, la prima sollevazione anti-colonialista contro gli spagnoli dalla fine dell'Impero Inca.

L'insurrezione fu stroncata e Túpac Amaru II fu catturato. Venne condannato alla tortura e alla pena di morte per squartamento. Venne ucciso nel 1781 a Cusco nella Plaza de Armas dove anche Túpac Amaru I era stato decapitato.